Neuroscienza e Cinema: Perché la Pubblicità Qui Funziona?
Il cinema è un’esperienza sensoriale unica che coinvolge due dei sistemi percettivi più potenti dell’essere umano: udito e vista. Questi sensi non sono solo strumenti di percezione, ma veri e propri guardiani della nostra sicurezza, attivando risposte istintive che affondano le radici nella nostra evoluzione.
Immaginiamo un’esplosione: il primo segnale che percepiamo è la vibrazione uditiva, che innesca immediatamente una reazione nel nostro sistema corporeo. Il battito cardiaco accelera, la pressione arteriosa aumenta, e il cervello atavico – la parte più antica della nostra mente – prepara il corpo alla fuga. Subito dopo, interviene la vista per identificare l’evento e decidere la prossima azione.
Questo processo si ripete, in forma più raffinata, anche al cinema. Le luci soffuse aumentano il livello di attenzione, seguendo un principio di istinto naturale: in condizioni di scarsa luminosità, il cervello entra in una modalità di allerta vigile. A questo punto, il suono – incluse le parole pronunciate negli spot pubblicitari – accende l’attenzione, predisponendo lo spettatore a ricevere l’informazione.
Come afferma Simone Aureli, consulente di Cinema Advertising Italia e studioso del rapporto tra neuroscienze e comunicazione:
“Il cinema segue perfettamente l’ordine naturale con cui il nostro cervello processa le informazioni: prima l’attenzione, poi l’emozione, infine la razionalizzazione. Questo rende il grande schermo uno strumento pubblicitario senza eguali.”
Successivamente, l’esperienza visiva e narrativa si radica nel sistema limbico, che elabora le emozioni. Qui il messaggio pubblicitario non viene solo recepito, ma vissuto e associato a sensazioni che lo rendono memorabile. Infine, entra in gioco la neocorteccia, la parte del cervello deputata alla logica e al calcolo della convenienza, che traduce l’esperienza in una decisione d’acquisto razionale.
In questo contesto, il cinema rappresenta l’ambiente perfetto per un messaggio pubblicitario efficace, perché segue il naturale flusso cognitivo ed emotivo dell’essere umano. Un processo che nessun altro mezzo di comunicazione riesce a replicare con la stessa intensità e profondità.